« Chi semina scarsamente, mieterà altresì scarsamente ».
Il credente deve saper esprimere la propria gratitudine a Dio, largitore di beni eterni e temporali, in modo concreto e cioè attraverso la generosità. Generosità non vuol dire (e su questo punto non siinsisterà mai abbastanza), privarsi di qualche briciola del superfluo per compiere avare elemosine, anzi vuoi dire « far parte delle proprie sostanze » a quelle persone o a quelle opere che possono essere beneficiate dalla nostra azione.
La generosità di Dio è manifesta nella provvidenza, nell’assistenza, ma soprattutto nel dono del Suo Figliuolo, datoalla morte per noi. La generosità di Cristo appare nei Suoi miracoli, nelle Sue compassioni ma in maniera intera nel sacrificio supremoalla croce del Calvario; « generosità »vuoi dire offerta piena, calda, vibrante d’amore.
Il credente deve possedere questa generosità e deve esercitarla per essere benedizione e… per essere benedetto.
Dio non permetterà mai che esistano perplessità nell’esercizio della generosità perché darà sempre e a tutti una visione chiara di quello che possono e devono fareper operare nella Sua volontà. Non soltanto mostrerà i bisognosi che possono essere aiutati, i sofferenti che possono essere sollevati da una mano amica, ma farà chiaramente individuare tutte le occasioni favorevoli per compiere il bene.
Ci sono le missioni, il servizio evangelistico, gli operai di Dio, la letteratura cristiana, i programmi spirituali e tante, tante altre cose che direttamente attraverso la comunità possono essere raggiunte dalla liberalità cristiana.
In qualsiasi opera e seguendo qualunque strada «aperta da Dio» il credente, nell’esercizio del dare, si costituisce seminatore della semenza fornita da Dio e quindi diviene collaboratore di Dio. Non soltanto può esprimere amore e gratitudine al Padre, ma può lavorare per Lui e con Lui… per essere pronto, al momento opportuno per raccogliere il frutto da Lui.
« In quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, voi l’avete fatto a Me ».(Matteo 25:40)
La generosità è il vero e puro principio cristiano non soltanto sul piano finanziario, ma anche e soprattutto su quello affettivo « Noi avremo sempre poveri intorno a noi e con noi»; questa frase del Maestro può avere un’applicazione superiore alla circostanza storica che l’ha ispirata: sempre nel tempo, sempre nella differenziazione della povertà. Avremo poveri, sprovvisti di ogni mezzo di sussistenza, poveri ammalati, poveri distrutti dal vizio, dalla passione, dal crimine, poveri angosciati e delusi dalla società.
Li avremo sempre vicini a noi come cenci laceri e sporchi; rifiutati da altri, rifiutati dai più, e perciò abbandonati e sofferenti nella loro miseria. Non attendono nulla eppure vivono in attesa, non sperano da nessuno, eppure sperano da tutti.
Qual’è il compito del credente di fronte a questo campo di miseria? Prima di tutto quello di guardare con l’occhio illuminato dallo Spirito; egli deve saper riconoscere in questi reietti, in questi abbandonati, in questi sofferenti, i fratelli, i propri fratelli, i fratelli di Gesù, anzi Gesù stesso.
Ma il cristiano non deve soltanto saper « guardare » come non deve soltanto saper compatire o saper parlare, deve essenzialmente saper operare. Qualche volta l’opera che gli è consentita di compiere può apparire insignificante, quasi inutile, ma egli la deve compiere perché se ogni cristiano è disposto a porgere un solo bicchiere d’acqua, quando non può far di più o un solo pezzo di pane; se ogni cristiano insomma è disposto a fare quello che può fare, certamente folle di assetati, di affamati, di derelitti troveranno il sollievo dell’assistenza affettuosa.
Possiamo forse pensare che con l’esistenza di tanti enti ed associazioni assistenziali, laiche o religiose, questa azione cristiana non sia più esistente nel « catalogo » del credente. Non è così perché, pur prescindendo dalla considerazione che queste associazioni stesse, hanno bisogno di collaborazione, di denaro, di sostegno; rimane quello, spiritualmente più importante, che l’opera personale, preparata da Dio, pronta per ognuno di noi, è la vera opera assistenziale che può esprimere al povero tutto quel contenuto di umanità, di amore, di cristianesimo che può sollevare pienamente e profondamente.